Se la politica decide cosa è arte

 

Il 12 aprile scorso è stata inaugurata presso la sede della Fondazione la mostra «Il mito della Campana - cento anni di Maria Dolens», curata da Chiara Moser, che celebra il lungo e affascinante percorso di Maria Dolens. Durante la cerimonia di apertura dell’esposizione, che si chiuderà il 31 ottobre, ha preso la parola il deputato al Parlamento europeo Herbert Dorfmann. Riportiamo di seguito una sintesi del suo intervento.

 


I cento anni della Campana dei Caduti rappresentano un anniversario importante, un “compleanno tondo”. Da un secolo, questa Campana suona ogni giorno in ricordo dei Caduti di tutte le guerre. Fu voluta e realizzata nel 1925, ispirata senza dubbio dall’esperienza devastante della prima guerra mondiale. Proprio qui, in questo territorio che un tempo segnava il confine tra l’impero austro-ungarico e il regno d’Italia, si sviluppò il crudele e sanguinoso fronte dolomitico, teatro di un dramma umano senza precedenti.

Non a caso, non lontano da qui, fu sparato il primo colpo della guerra tra Austria e Italia nel 1915. Eppure, chi ideò questa campana non poteva immaginare che il peggio doveva ancora arrivare: il crollo dell’ordine mondiale, l’orrore della seconda guerra mondiale, che avrebbe colpito anche queste terre. Ma la Campana ha attraversato anche il lungo periodo di Pace che ne è seguito, e che, fortunatamente, ci accompagna ancora oggi.

Oggi le guerre sembrano lontane. Pochi tra noi conservano ricordi diretti dei conflitti, e probabilmente nessuno ha conosciuto personalmente quei caduti. La Pace è diventata quasi una condizione “logica” in Europa, e forse proprio per questo tendiamo a darle meno valore di quanto meriti.

Nella seconda metà del Novecento sono nati organismi internazionali come l’Onu e il Consiglio d’Europa – luoghi di dialogo e mediazione – e soprattutto come l’Unione europea, che non sarebbe esistita senza le tragiche lezioni della seconda guerra mondiale. Ci troviamo anche su una terra che ha dato i natali a uno dei grandi padri fondatori dell’Europa: Alcide De Gasperi. Egli comprese che solo la collaborazione tra i popoli europei avrebbe potuto garantire la Pace duratura nel nostro continente.

Tutto questo significa che possiamo dormire sonni tranquilli? Che oggi celebriamo solo un ricordo del passato? Purtroppo no. Da tre anni, la guerra è tornata in Europa. L’aggressione è tornata, e con essa nuovi caduti. Alle porte dell’Unione europea, giovani che avevano sogni e progetti per la loro vita sono costretti a combattere e morire nei campi di battaglia dell’Ucraina. Vittime di un piano di espansione aggressivo, inutile e anche profondamente irrazionale, volto solo a consolidare il potere a discapito del bene comune.

Pensavamo che l’ordine mondiale, fondato sull’amicizia tra i popoli, sulla cooperazione transatlantica e sulla globalizzazione intesa come condivisione del benessere, fosse ormai stabile e irreversibile. Ma non è così. Stanno tornando gli egoismi e i nazionalismi. Perfino in Paesi che, per un secolo, sono stati simbolo della democrazia, come gli Stati Uniti d’America.

Dobbiamo restare vigili. Una politica che guarda solo a se stessa, che abbandona la cooperazione internazionale e i valori democratici – come l’uguaglianza, il rispetto delle minoranze e la libertà individuale – è una politica pericolosa.

Qui oggi inauguriamo una mostra d’arte. Ma quando la politica si arroga il diritto di decidere cos’è arte e cosa non lo è, cosa è bello e cosa non lo è, allora dobbiamo preoccuparci. L’abbandono del bene comune, l’esaltazione della nazione come fine a se stessa, una classe dirigente priva di cultura e dei più elementari principi di umanità e rispetto: tutto questo ci ha già condotti alle catastrofi del secolo scorso, catastrofi che proprio questa Campana ci ricorda ogni giorno.

E questi segnali stanno tornando, anche nei nostri Paesi, anche in Europa. A volte, perfino al Parlamento europeo, resto sorpreso nel constatare quanto spesso oggi si parli più di guerra che di Pace. Ma l’Unione europea è, e resta, un progetto di Pace.

La Pace è il suo più grande successo. E ogni decisione politica dovrebbe essere presa alla luce di questa missione fondamentale, come l’avevano immaginata i padri fondatori.

Non voglio essere frainteso: non sono un pacifista ingenuo. Capisco che la difesa è importante, e lo capiva anche Alcide De Gasperi, che già proponeva una difesa comune europea. Ma anche la difesa, in ultima istanza, deve avere come obiettivo la Pace, in Europa e nel mondo.

È quindi un bene che questa Campana continui a suonare ogni giorno, e ci ricordi che Pace, democrazia, umanità e cooperazione non sono conquiste scontate, ma valori da proteggere costantemente. Con questi valori, questa terra è diventata meravigliosa: un luogo dove ognuno può vivere liberamente, secondo i propri sogni e i propri progetti. Senza questi valori, rischiamo che la lista dei Caduti non sia solo memoria storica, ma una lista destinata ad allungarsi.

Ecco perché, in occasione del centenario della Campana dei Caduti, voglio esprimere un augurio sincero: che questa Campana continui a suonare per almeno altri cento anni, in memoria dei Caduti, e che ogni giorno in cui suonerà sia un giorno di Pace, di libertà e di progresso per questa nostra terra.

 

 

 


Fortunato Depero, Generosità sconfinata (1957)