STORIE DI TRENTINI NEL MONDO
TOMÁS FRANZOI DALLA VALSUGANA AD AVELLANEDA

 

Abbiamo chiesto ad alcuni discendenti di trentini emigrati di raccontare le loro storie in prima persona, ponendo l’accento su quanto la loro origine li abbia indirizzati e influenzati nella vita. Questo non sarebbe stato possibile senza l’attiva e amichevole collaborazione dell’Associazione Trentini nel Mondo, nata nel 1957 con finalità di solidarietà sociale e come strumento di aggregazione e assistenza per i migranti trentini e per i loro discendenti. Il personaggio che presentiamo in questo numero è Tomás Franzoi discendente di quinta generazione di emigrati trentini in Argentina.

 

La vista non trova confini quando osservo l’orizzonte in questa immensa pianura.

La città di Avellaneda, nel nord della provincia di Santa Fé, Argentina, si trova sulle rive del fiume Paraná. È qui che sono nato. Sono Tomás Franzoi, ho 47 anni, sono scultore, lavoro il legno e sono un discendente di quinta generazione di emigrati trentini. I miei nonni arrivarono nel 1879 assieme a un piccolo gruppo di famiglie provenienti dal nord Italia, trovando qui una terra fertile dove mettere radici. Così fondarono questa città 145 anni fa.

Sono nato nel 1977. La mia infanzia si è svolta in una zona rurale, tra alcune difficoltà economiche e una grande ricchezza creativa. Nelle mie vene scorre anche sangue criollo, figlio di spagnoli e nativi. Gli alberi, altri bambini e l’ambiente circostante erano i miei compagni di gioco. Fu lì, all’età di cinque o sei anni, che mossi i primi passi nel mondo dell’arte, guidato da mio padre Ervin, che mi insegnava a disegnare e modellare l’argilla come fosse un gioco.

Il mio primo contatto consapevole con il mondo trentino avvenne durante le scuole superiori (indirizzo tecnico industriale). Il Circolo trentino di Avellaneda mi invitò a partecipare a un concorso per la creazione di un logo che sarebbe stato pubblicato sulla rivista «Trentini nel Mondo». Ricordo ancora l’emozione nel leggere un articolo sugli scultori tradizionali del legno in Trentino.

Già allora realizzavo le mie prime sculture, grazie a ciò che avevo appreso in un laboratorio d’arte per bambini nella mia città, dove imparai il metodo tradizionale della scultura. Con queste opere riuscivo anche a guadagnare qualcosa. L’adolescenza e la giovinezza mi videro impegnato attivamente nei gruppi giovanili della Chiesa cattolica (un’eredità italiana, con mia nonna che recitava quotidianamente il rosario).

Nel 2000, Papa Giovanni Paolo II invitò tutti i giovani al Giubileo di Roma. Vendendo le mie sculture riuscii a finanziare il viaggio e a conoscere di persona le infinite ricchezze artistiche e culturali dell’Italia, percorrendola da nord a sud. Grazie al Circolo trentino, organizzai una visita in Trentino e, per la prima volta, misi piede sulla terra dei miei antenati viaggiatori, con la profonda certezza che non sarebbe stata l’ultima volta. Iniziai anche ad apprendere la lingua italiana.

Durante la mia giovinezza studiai per diventare professore di educazione fisica, ma la strada artistica fu più forte e mi condusse verso percorsi inaspettati. Da autodidatta, e facendo dell’arte la mia principale attività, iniziai a realizzare opere per chiese in tutto il Paese, partecipando a concorsi di scultura e ottenendo premi, riconoscimenti e borse di studio sia a livello nazionale che internazionale.

Al metodo tradizionale di scultura unii l’utilizzo della motosega per le opere di grandi dimensioni, tecnica che mi aprì le porte del mondo. Nel 2017 vinsi in Italia un campionato di speedcarving (scultura rapida con motoseghe). Nello stesso anno, e in quello successivo, visitai Castelnuovo, in Valsugana, il paese da cui partirono i miei antenati, dove realizzai tre sculture come testimonianza dell’eredità di lavoro lasciataci dai nostri nonni.

Durante quei viaggi mi raccontarono che un tempo la zona dalla quale i miei avi emigrarono, vantava un’importante industria del legno. Ho diverse generazioni di parenti falegnami, ebanisti e liutai. Anche gli antichi abitanti originari della mia terra in Argentina scolpivano le loro canoe nei tronchi degli alberi, oltre ad utensili e oggetti d’uso quotidiano. Forse, tra il sangue che scorre nelle mie vene, c’è anche un po’ di linfa...

L’arte mi permette di avvicinarmi all’anima delle persone, superando ogni barriera culturale e linguistica. Argentina, Cile, Paraguay, Ecuador, Italia, Germania, Francia, Olanda, Israele e Cambogia fanno parte del mio percorso. Realizzo sculture figurative, cercando di ritrarre la cultura e le tradizioni della gente, raccontare storie e preservare memorie, riutilizzando tronchi di alberi caduti, molti dei quali portano secoli di storia nel loro Dna.

Da tempo, nella mia città, organizzo insieme al Dipartimento di Cultura Municipale un «Simposio biennale di scultura internazionale». Nell’ultima edizione abbiamo avuto l’onore di ospitare uno scultore trentino: Egidio Petri. Tutte le opere realizzate durante il simposio sono oggi patrimonio della città di Avellaneda. Da 29 anni insegno l’arte della scultura su legno. Insieme all’Associazione Trentini nel Mondo, a diversi Circoli trentini dell’Argentina, Consolati, Università e Comuni, abbiamo organizzato un corso di scultura tradizionale in legno sul tema del Presepe, tenuto insieme a Egidio Petri, che si è svolto da settembre a novembre del 2024, con l’obiettivo di mantenere vive le nostre radici e trasmettere l’eredità scultorea della tradizione trentina. Al corso hanno partecipato studenti provenienti da diverse località dell’Argentina.

Sono sposato da vent’anni con Magdalena Giuliani, anch’essa discendente di immigrati trentini, e abbiamo tre figli. Quest’anno lei mi accompagnerà per la prima volta in Italia in un tour scultoreo.

La terra che mi ha visto nascere mi ha dato l’opportunità di aiutarla a crescere. Oggi sono anche presidente del Consiglio Comunale e lavoriamo a diversi progetti con l’Italia, mantenendo sempre vivo il legame con i Circoli trentini vicini.

Credo di essere, come ciascuno di noi, la sintesi di molte strade che si incrociano, si intrecciano e si allargano, creando nuovi sentieri che saranno percorsi da chi verrà dopo di noi.

L’orizzonte nella mia amata Avellaneda sembra infinito, ma a volte, guardando bene, laggiù in fondo (o forse nemmeno così lontano), sembrano intravvedersi le montagne del Trentino.

Tomás Franzoi posa accanto a una delle sue opere

Una recente opera di Tomás Franzoi

Una recente opera di Tomás Franzoi

Tomás Franzoi posa accanto a una delle sue opere

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