ACCADE ALLE NAZIONI UNITE
LA DENUNCIA DELL’UFFICIO DELL’ALTO COMMISSARIO PER I DIRITTI UMANI

 

«Gravi violazioni dei diritti umani» contro gli Uiguri e «altre comunità prevalentemente musulmane» sono state commesse in quella che la Cina chiama Regione autonoma dello Xinjiang (Xuar). A sostenerlo non sono denunce di dissidenti in esilio ma un rapporto dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (Ohchr). Il documento è stato pubblicato nell’ultimo giorno di incarico dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, la cilena Michelle Bachelet, che il primo settembre ha lasciato il posto all’austriaco Volker Türk.

Il testo è chiaro: «Le accuse di tortura o maltrattamento sono credibili». L’Ohchr sostiene che la portata delle detenzioni arbitrarie nei confronti degli Uiguri e di altre persone «possono costituire crimini internazionali, in particolare crimini contro l’umanità».

Le autorità locali, da parte loro, sostengono di voler colpire i terroristi della minoranza Uigura con una strategia che prevede l’uso di «Centri di istruzione e formazione professionale» (Vetc), in pratica campi di rieducazione. Ma secondo gli esperti del Palazzo di Vetro proprio in questo contesto si registrano numerose violazioni.

Di fronte a evidenti violazioni del diritto internazionale l’Onu sollecita le autorità Pechino a prendere «provvedimenti tempestivi»

La politica del governo nello Xinjiang, si legge nel testo, negli ultimi anni «ha portato a modelli interconnessi di restrizioni gravi e indebite su un’ampia gamma di diritti umani». Anche se il sistema Vetc, come afferma la Cina, «è stato ridotto nella sua portata o chiuso», secondo l’Ohchr, «le leggi e le politiche che lo sostengono rimangono in vigore», portando a un ampio ricorso alla detenzione arbitraria.

Di fronte a evidenti violazioni del diritto internazionale l’Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani sollecita le autorità di Pechino a prendere «provvedimenti tempestivi» per rilasciare tutte le persone arbitrariamente imprigionate nella regione, per comunicare alle famiglie dei detenuti dove si trovano i loro congiunti e per aiutare a stabilire «canali di comunicazione sicuri».

La replica cinese non lascia però molte speranze. Secondo il governo di Pechino le autorità della regione dello Xinjiang operano secondo il principio dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge, «e l’accusa che la loro politica sia “basata sulla discriminazione” è priva di fondamento».

Come spesso accade, l’Onu non sembra avere gli strumenti per intervenire direttamente. Il portavoce delle Nazioni Unite, Stéphane Dujarric, ha dichiarato che il segretario generale António Guterres «spera vivamente che il governo cinese accolga le raccomandazioni formulate nella valutazione», sottolineando al tempo stesso «l’importanza dell’indipendenza» dell’Ohchr. Guterres, ha proseguito Dujarric, «apprezza la cooperazione a livello di sistema tra la Cina e le Nazioni Unite su tutta una serie di questioni. La Cina è un partner molto prezioso e ci auguriamo che questa cooperazione continui».

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