ACCADE ALL'ONU

 

Quasi tutti sono contro il commercio delle sostanze stupefacenti, diverse sono le opinioni sui metodi che vengono utilizzati per combatterlo. «La “guerra alle droghe” mina la salute e il benessere sociale e spreca risorse pubbliche senza riuscire a sradicare il mercato illegale». A dirlo sono gli esperti delle Nazioni Unite, secondo i quali «questa “guerra” ha generato in molti casi narco-economie a livello locale, nazionale e regionale, a scapito dello sviluppo nazionale». In un documento recentemente rilasciato in occasione della «Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga», i relatori si spingono a dire che «tali politiche hanno implicazioni negative di vasta portata per la più ampia gamma di diritti umani, tra i quali il diritto alla libertà personale, la libertà dal lavoro forzato, dai maltrattamenti e dalla tortura, il diritto a un processo equo, il diritto alla salute, compresi i trattamenti e le cure palliative, il diritto a un alloggio adeguato, la libertà dalla discriminazione, il diritto a un ambiente sano e pulito, il diritto alla cultura e alle libertà di espressione, di religione, di riunione e di associazione e il diritto alla parità di trattamento davanti alla legge». Semplificando molto, pare che per combattere reati qualche volta vengano commessi altri reati.

Gli esperti che hanno lanciato l’allarme fanno parte delle cosiddette Procedure speciali del Consiglio per i diritti umani, uno strumento di indagine e monitoraggio del Consiglio di sicurezza dell’Onu che affronta situazioni specifiche in un Paese o questioni tematiche in tutte le aree del mondo. In particolare, in uno studio pubblicato nel 2021, il Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria ha rilevato che la “guerra alla droga” ha portato «all’incarcerazione di massa attraverso il profiling razziale, a leggi e procedure di perquisizione e sequestro, all’eccessiva detenzione preventiva, a condanne sproporzionate e alla criminalizzazione delle persone che fanno uso di droghe, comprese le donne incinte in alcuni Paesi». Lo studio ha anche rilevato «diffuse violazioni dei diritti, tra le quali l’incarcerazione illegale, il processo di bambini e adolescenti come “adulti”, la tortura e i maltrattamenti, la mancanza di garanzie di un processo equo, le esecuzioni extragiudiziali e l’uso abusivo della pena di morte».

Ci sono poi, secondo il rapporto, un’altra serie di questioni relative all’uso sproporzionato della pena di morte o all’eradicazione forzata delle colture, che da una parte può portare alla perdita di vite umane a causa dell’uso eccessivo della forza, dall’altra può causare gravi danni ai raccolti di sussistenza attraverso l’irrorazione aerea di sostanze pericolose utilizzate per distruggere le colture illegali.

Bisogna fare attenzione, però: gli esperti in alcun modo sostengono di rinunciare alla lotta al narcotraffico, chiedono però «agli Stati membri e a tutte le agenzie delle Nazioni Unite di fondare le loro risposte sulla legge e sugli standard internazionali dei diritti umani». Parrebbe che una politica del genere non solo sarebbe più giusta, ma anche più efficace.

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