ACCADE ALLE NAZIONI UNITE
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA PACE
Forse è una leggenda, ma la storia di Marco Porcio Catone che porta un cesto di fichi al Senato romano e li offre ai colleghi come stratagemma per convincerli a distruggere Cartagine resta attuale a oltre duemila anni di distanza. Per quelli che al liceo non amavano il latino vale la pena di ricordare che secondo Plinio il vecchio e Plutarco il celebre politico vissuto tra il 234 e il 149 avanti Cristo era ossessionato dalla pericolosità della città fenicia, tra le più importanti colonie puniche del Mediterraneo.
Fu per questo che fece arrivare i prelibati frutti da oltremare e li offrì ai suoi colleghi facendo notare loro che erano freschissimi e senza alcun difetto dovuto al viaggio. Tutti mangiarono, ringraziarono, ma poi dovettero cedere alle pressioni del “Censore”, così lo chiamavano. Se i fichi erano freschi significava che Cartagine era troppo vicina, quindi pericolosa, e per questo andava distrutta. Carthago delenda est è la frase rimasta nella storia, insieme ad alcuni sentimenti contrastanti: da una parte c’è chi continua a pensare che è meglio distruggere il vicino perché rappresenta un pericolo, dall’altra chi fa finta di ignorare che a pochi chilometri da casa sua suonano in continuazione gli allarmi antiaereo.
In occasione della Giornata internazionale della Pace, indetta dalle Nazioni Unite il 21 settembre di ogni anno, salta agli occhi con plastica evidenza che dal secondo secolo prima di Cristo per certi aspetti le cose non sono cambiate così tanto. Da una parte la Russia cerca di annichilire il vicino ritenendolo un pericolo. Dall’altra Israele reagisce in maniera sproporzionata a un attacco terroristico violentissimo, vile e ingiustificabile perpetrato da Hamas. Il mondo “occidentale” cerca di gestire le crisi con le armi dell’economia e della diplomazia, ma quasi inesorabilmente finisce per “abituarsi” allo status quo, perché i disastri in televisione sembrano tutti uguali, qualcosa di già visto, di “tollerabile”, inevitabile perché parte della stessa natura umana.
Magari in parte è anche vero, ma questo non ci esime dal seguire l’invito dell’Onu a commemorare la Giornata attraverso attività educative e di sensibilizzazione sul tema del dialogo. Il tema di quest’anno è «Coltivare una cultura di Pace». La parola «coltivare» appare particolarmente appropriata perché per costruire società basate sull’empatia e il rispetto dei diritti umani ci vuole tempo. Bisogna “annaffiare” i cervelli tutti i giorni, né troppo né troppo poco, per evitare che si inaridiscano o che al contrario vengano sommersi dalla banalità o dal qualunquismo. Ci vuole un impegno costante per estirpare le radici della violenza e per creare un ambiente dove possa fiorire la giustizia. Alla Campana dei Caduti lo sappiamo che non è facile, forse è impossibile, tutto non si potrà mai avere, ci sarà sempre qualcuno che brandirà i fichi del vicino sostenendo che sono troppo freschi per non essere pericolosi, ma qualcosa di meglio che assistere passivamente ai 56 conflitti che in questo momento sono attivi nel mondo forse si può fare.

