Una volta fusa la Campana fu portata sul torrione del Castello, che sembrava dover essere la sua sistemazione definitiva. Il 4 ottobre 1925 era il giorno fissato per il primo rintocco. Tra gli invitati c’era anche Vittorio Emanuele III che chiese di rimandare l’impegno. «La data la fissai in onore di S. Francesco, il Santo della fratellanza universale, preferisco rinunziare… piuttosto che trasportare questa data altamente significativa», rispose don Rossaro al prefetto Guadagnini che aveva avanzato la richiesta per conto del sovrano. Il re ci rimase male, ma mantenne la parola data. Al primo rintocco Vittorio Emanuele si irrigidì nel saluto militare, il generale Pecori Giraldi si rivolse al ministro Celesia chiedendo che don Rossaro fosse fatto commendatore. Ma il sacerdote non era contento: «Francamente il suono non era buono, - scrisse nel suo diario - ad ogni rintocco passava il mio cuore, come una lama avvelenata. Non una gioia nella vita mi fu risparmiata dal veleno. Anche questa doveva essere avvelenata, e sereno, ma turbato, abbattuto ma forte, mentre tutti applaudivano pensavo: “la rifonderò”».
La prima Campana fu distrutta. Ma erano già tutti pronti per fondere la seconda. Il pubblico era numeroso il 12 ottobre 1938 nella fornace veronese di Luigi Cavadini. La decorazione esterna in bronzo era stata affidata a Stefano Zuech. L’applauso però non partì, perché il liquido versato nello stampo fece una pressione così forte che lo squarciò. Ci volle quasi un anno prima di poter tentare di nuovo. La nuova colata fu lanciata il 13 giugno 1939, fu più veloce della prima, durò sei minuti e trentacinque secondi. Mancava ancora il collaudo che avvenne con successo nell’agosto successivo, mentre il suo ideatore era già immerso nelle iniziative per celebrare il primo rintocco.
Certo inaugurare una Campana che ricorda i caduti della prima guerra mondiale mentre stava per iniziare la seconda non deve essere stato facile. Quel monumento alla Pace del peso di oltre 162 quintali, alto 3 metri, con un diametro di altri 3 metri e un battaglio da sei quintali doveva “combattere” idealmente contro troppi eserciti.
La Germania di Hitler aveva già invaso la Polonia quando don Rossaro pensò di coinvolgere le ambasciate di tutti i Paesi che avevano partecipato alla fusione della prima Campana chiedendo l’invio di un’ampolla con le acque dei fiumi più significativi del loro Paese, che poi sarebbero servite per il “battesimo” del nuovo simbolo della Pace.
Dietro quell’iniziativa c’era una speranza e una consapevolezza che il sacerdote ebbe il coraggio di comunicare agli ambasciatori stranieri con una lettera nel suo stile, certamente retorico, ma indiscutibilmente chiaro: «Anche sopra le torbide nubi che offuscano il cielo splendono le stelle; così sopra e fuori della bufera che funesta il nostro orizzonte, resta sovrano l’”ideale”. Ed è appunto per questo che mi onoro di partecipare alla Ecc. Vostra che la monumentale Campana dei Caduti, testé rifusa con cannoni di quasi tutti gli Stati della Guerra Mondiale, è riuscita meravigliosamente». Ma il suo sguardo si spingeva ancora più avanti, intravvedendo la necessità di promuovere il dialogo alla fine di una guerra che era appena cominciata: «Ignoriamo, al momento, quale destino incomba all’Umanità, e per questo abbiamo, per ora, sospeso il programma dei grandi festeggiamenti della sua inaugurazione. Monumento di giusta Pace e di umana fratellanza, la gloriosa Campana dei Caduti, che appartiene a tutte le Nazioni della Guerra di ieri, qualunque sia la sorte dei popoli da questa fosca tempesta, essa resterà inderogabilmente fedele al suo Statuto, e Vi assicuriamo, che l’augusta Campana celebrerà in perpetuo i gloriosi Eroi del Grande Paese, che Voi tanto nobilmente rappresentate». Don Rossaro morì il 4 gennaio 1952. Rovereto per sua volontà si era popolata di statue, di targhe, di busti. Personaggi ed episodi che non andavano dimenticati. Ma se tutto era partito da quel territorio, l’idea della Campana proiettava la città e i suoi abitanti fuori dai confini del municipio.

Un momento della fusione della Campana